Antiriciclaggio e antiterrorismo
Con 161 si, 108 no e un solo astenuto il decreto antiterrorismo trova il via libera del Senato e diventa legge. Lotta al terrorismo internazionale e proroga delle missioni delle forze armate all’estero sono i due capitoli che compongono il testo.
I punti cardine della nuova normativa sono così riassumibili: 1. Reclusione da 5 a 8 anni per i foreign fighters, cioè per coloro che si arruolano per andare a combattere all’estero al fianco dei terroristi, nonché per chiunque organizzi, finanzi o propagandi viaggi finalizzati al terrorismo. 2. Detenzione prevista dai 5 ai 10 anni per chi invece si addestra in Italia per colpire con atti terroristici nel territorio italiano, (i c.d. lupi solitari).
Il Procuratore Nazionale Antimafia assumerà il coordinamento delle inchieste sul terrorismo e sono ampliati i poteri dei servizi segreti, autorizzati a infiltrarsi nelle carceri italiane per prevenire l’arruolamento dei terroristi.
Più delicato il tema del web. Venuta meno la norma - contestatissima - che avrebbe autorizzato la polizia a entrare nei computer “da remoto” per intercettare le comunicazioni dei sospettati di terrorismo, l’uso del web e di strumenti informativi per perpetrare reati di tale specie diventa invece circostanza aggravante che comporta l’obbligo di arresto in flagranza. È previsto poi l’obbligo per la polizia postale di tenere aggiornata una black list dei siti internet utilizzati per la commissione di reati di terrorismo e i providers saranno obbligati a oscurare i contenuti illeciti.
È proprio il tema del possibile ricorso alle intercettazioni preventive - rectius, del mancato ricorso alle intercettazioni -, così come in precedenza previsto nel decreto e stralciato al momento dell’approvazione finale, che andrebbe rivisto. Si comprende, da un lato, la preoccupazione di chi manifesta riserve attorno alla disinvoltura legislativa dell’uso di un decreto legge per intervenire sui diritti fondamentali come quelli coinvolti in materia di intercettazioni, ma si ricordi pure che i controlli informatici e telefonici
sono l’unico modo realmente efficace, insieme ai controlli patrimoniali, per contrastare efficacemente il terrorismo.
Si tratta di misure che, seppur dettate da una logica emergenziale, appaiono del tutto necessarie. Con ogni probabilità, fanno sapere fonti politiche, la questione farà ora il suo approdo nella commissione che si occuperà della legge sulle intercettazioni.
Benissimo, invece, le operazioni sotto copertura e i colloqui in carcere; l’auspicio è che potranno essere condotti con maggiore agilità rispetto a quelli antimafia. Condivisibile l’affidamento alla Procura Antimafia della competenza sul terrorismo e la previsione di misure detentive per i foreign fighters e i lupi solitari.
Infine, non può non appoggiarsi la scelta di combattere il terrorismo anche su internet. È recente infatti la diffusione on line - dopo il manuale - dell’inno ufficiale dell’Isis, per di più sottotitolato in lingua italiana.
Quanto alle missioni all’estero, esse sono tutte confermate, con l’eccezione delle operazioni antipirateria, dalle quali l’Italia progressivamente ritirerà i propri militari.
Dunque, oltre alla proroga delle missioni internazionali, sono divenute definitive tutte - o quasi - le misure messe a segno dal governo a seguito della strage di Parigi al Charlie Hebdo. Affinché questa legge possa rendere il nostro Paese più forte e più sicuro nel contrasto a una minaccia globale, si può, si deve certamente fare molto di più.